Recensioni

Quello dell’ artista è, prima di tutto, un modo di essere: un modo analitico e critico di confrontarsi con la realtà per trarne opere che colpiscano per il loro valore testimoniale, morale, estetico….
Perciò l’artista non può prescindere da quello che chiamiamo semplicemente “lavoro”: manuale, mentale, meditativo.
Quel lavoro sincero, estraneo alle logiche di mercato, che agisce a formare la coscienza, le cui speculazioni sono tese ad arricchire unicamente l’intelletto (o l’anima, se vogliamo), quel lavoro, in una parola, che “nobilita”.
Essere tutto questo è l’obiettivo dichiarato di Massimo de Rigo e a questo, abbiamo visto, si è dedicato in totale dedizione riprendendo, ed in certo modo “riscattando” un passato di creativo piegato alle comprensibili esigenze del “lavorar per vivere”.
Perciò, per scrollarsi questo suo passato che gli ha reso più complicato il cammino, Massimo non si è risparmiato, non concedendo pause nè al braccio, nè alla mente e i risultati sono presto affiorati in rapida progressione qualitativa.
Non possiamo prevedere oggi, se non in senso lato, dove porterà questo suo percorso, ma già da ora leggiamo nelle sue opere l’etica consolidata di un messaggio rilevante; un monito che ne rivela, ora come in futuro, il contenuto più vero e profondo: il valore del lavoro, dell’impegno, e la sua bellezza.

Alberto Rovida
Scuola superiore d’Arte del Castello Sforzesco

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Ho conosciuto l’amico Massimo de Rigo grazie al nostro comune nume tutelare che è Francesco Petrarca, questa comune passione ci ha permesso di conoscerci e di approfondire questa conoscenza sino a diventare amicizia profonda.
La frequentazione di questi anni mi ha permesso di conoscere sempre di più Massimo e di conoscere il suo eclettismo, che spazia dall’attività pittorica sino alla ricerca storica, in particolar modo su Petrarca e i Cavalieri Templari; queste ricerche sono motivate dal suo grande impegno svolto per la salvezza della Cascina Linterno, impegno svolto con grande passione, che ha coinvolto molte persone e che ha saputo risvegliare l’interesse su questo importante monumento milanese, purtroppo ancora oggi minacciato da manovre speculative.
Non ho seguito in maniera diretta la sua attività artistica, ma quello che ho potuto vedere mi ha fatto conoscere un pittore di mano sicura e di ricca fantasia, che non teme di cimentarsi nei più svariati campi che la raffigurazione del vero ci offre.
L’ho grandemente apprezzato quando ha curato tutto l’aspetto grafico di un libro che scrissi in occasione del 50° anniversario di fondazione dell’Avis Altolario, il suo lavoro sulle immagini ha contribuito sicuramente al successo del libro stesso e il gradimento che ha avuto da chi ha commissionato l’opera è la chiara conferma della sua capacità artistica.

Roberto Gariboldi
Studioso ed esperto d’Arte

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Massimo de Rigo è una figura cattiva!
I cattivi possono migliorare col tempo.
I buoni, invece, li dobbiamo tenere così come sono.
Nei “Fratelli Karamazov” di Dostoevskij, Gesù ritorna sulla terra, dove intanto governa il Grande Inquisitore. Il Bene è ovviamente impersonato dal Cristo; il Male, altrettanto ovviamente, corrisponde al Grande Inquisitore.
Cristo commette un eccesso di ideale consegnando la fede agli uomini quale atto di libertà, in quanto tale proposta configura un dovere superiore alle forze umane. Il Grande Inquisitore vuole, invece, preservare tutti, magari ricorrendo alla falsità.
I “cattivi” sono generalmente umili e Massimo è umile.
I “buoni” sono generalmente narcisisti celati dietro il pretesto dell’etica, della fede, della pedagogia autoritaria e Massimo non è sicuramente tra questi.
Egli è semplicemente un cattivo ben differente dai cosiddetti buoni, destinato a migliorare con il tempo e, probabilmente, a insegnare agli amici le fughe di Bach.
A rigor di Dostoevsckij.

Nerio de Carlo
Saggista nei settori storico e linguistico. Autore di letteratura a sfondo storico e sociale.

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Tra ‘cattivi’ – ma anche ‘eretici’, nel senso di spiriti liberi da condizionamenti bigotti e soprattutto politici – ci si intende ed io sono ben lieto di appartenere alla categoria dei ‘cattivi’ se questo può contribuire in qualche modo a migliorare o semplicemente, a far riflettere un angolino di questo mondo…
Come non pensare ai grandi, grandissimi ‘Fedeli d’Amore’ a noi tanto cari: dal fondatore Francesco da Barberino a Dante Alighieri, Cino da Pistoia, Guido Cavalcanti, Cecco d’Ascoli, Giovanni Boccaccio e l’immenso Francesco Petrarca, ma anche a Sandro Botticelli e Leonardo da Vinci, solo per citare i più conosciuti – di cui anche noi in fondo si sentiamo epigoni? Per i ‘buoni’ (ma sarebbe meglio chiamarli ‘buonisti’) il loro messaggio è solo sopportabile per le salvare le apparenze, anche se in cuor loro li ritengono ‘gente strana, più o meno invasata’ e le loro opere, nel linguaggio segreto esoterico, degne dell’ inquisizione e magari anche di un bel rogo purificatore…
locandina \’I Fedeli d\’Amore\’
Noi due, e quelli che la pensano come noi, non ci riconosciamo neppure negli ‘iconoclasti’ se dietro a questo termine si cela un certo conformismo opportunista, che fa rima con ‘buonista’: sostenere che un’opera incomprensibile è favolosa solo per apparire moderni a tutti i costi… Non mi nascondo che tra i ‘buoni’ ci sarà sempre chi sporcherà come ‘narcisistico’ questo tentativo di fare emergere dalle nebbie un percorso sofferto di Arte e Cultura – non costruito attraverso favoritismi, ma conquistato zolla su zolla, tra illusioni e delusioni, sogno dopo sogno…
Un percorso di vita aperto alle critiche e ai contributi di ‘pellegrini in marcia’ quali siamo tutti noi e che non chiede di meglio che essere arricchito da nuova linfa.
Massimo de Rigo

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A volte nella vita capita d’incontrare personaggi di qualità cui è difficile dare una configurazione, ed è forse per tale motivo che in quasi vent’anni di frequentazione, l’amico Massimo de Rigo riesce ancora a sorprendermi.
Da cultore delle immagini quale sono, ho da sempre apprezzato quella sua creativa e raffinata arte grafica, con la quale veste e impreziosisce le sue eterogenee opere.
Ora svelo Massimo de Rigo pittore.
Che dire?… per uno come me, abituato a fissare le scene della vita in un rapido fotogramma, non è agevole valutare le sue opere pittoriche, nate da lente e abili pennellate.
Un solo commento: l’arte di Massimo de Rigo mi attrae.

Renato Bosoni
Fotografo

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Caro Massimo,

dopo tanto tempo ho aperto il computer (sono rimasto uno dei pochi che usano ancora il lapis), apro il tuo sito e, con sorpresa, mi incappo sulla tua mostra di Cerete.
Meraviglia!
Ho scoperto un nuovo Massimo: un sempre-giovine, battagliero come non mai, con una natura appassionata e viva. La tua avventura artistica e umana mi ha ricordato l’epoca d’oro della secessione viennese e il processo degli espressionisti.

Herman Hesse diceva: “Il vero talento ha radici nel sensuale, in un sano darsi del corpo e della mente”; è questa , forse,  la chiave per leggere la tua avventura pittorica. Da una foto non sono in grado di capire il nesso tra materia e spirito, ma è certo che in un vero artista è sempre ambivalente e dà all’immagine verità e unicità.

Nei tuoi nudi femminili rimarcati in vari modi come, di solito, fanno gli animi giovanili, è certamente una ricerca di atmosfere intime ed emotive del senso della vita. Lo studio del corpo diventa segno di vitalità e territorio da esplorare: il passaggio del tempo non è più controllabile.

Complimenti! Un abbraccio.

Tino da Parma.

Giambattista Vida. Docente di Arte, coordinatore del Progetto Europeo “La scuola adotta un monumento” e studioso delle civiltà.

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Caro Tino,

da grande artista e acuto psicologo quale sei, hai centrato il mio essere nel percorso artistico che ho intrapreso da anni, ma particolarmente dopo la sofferta uscita da ACL.
Ecco, vorrei spiegarti che lo studio della figura nuda per me ha un doppio significato:
- serve a raccontare l’armonica anatomia del corpo umano nella sua semplice bellezza, non legata alle dimensioni e neppure all’età;
- comunica dei sentimenti, poiché tutti noi nasciamo e moriamo nudi e la nudità rappresenta l’animo umano senza veli e falsità.
Ti aggiungo che le delusioni della vita mi hanno portato a disprezzare le ambiguità e la falsità: oggi preferisco persone rozze ma franche a persone gentili ma false, i farisaici “Sepolcri imbiancati”…
Quindi una gran voglia di Verità e Libertà dai falsi conformismi, pur nei miei limiti tecnici che spero di superare lavorando, sognando e lavorando ancora.
Esattamente quello che provavano, in un’altra dimensione temporale, i Maestri della Wiener Secession ( http://it.wikipedia.org/wiki/Secessione_viennese ) al declino del millenario Impero d’Austria degli Asburgo.
Non pensavo che a 62 anni compiuti trovassi tanta voglia di vita e positività nell’Arte, un dono di Dio: come diceva mio padre “il Dono di Vedere” ( http://www.ildonodivedere.com/?page_id=335 ).
Sentiamoci appena possibile, ho bisogno di confrontarmi e comunicare queste sensazioni ad un Maestro quale sei tu.
Sono ansioso di conoscere a che punto sei nel tuo Viaggio della Vita.
Un abbraccio fraterno.
Massimo

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