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Stemma del Consiglio di Zona 7 (2002)

Stemma del Consiglio di Zona 7 (2002) - primo premio a Massimo de Rigo per il Concorso del Comune di Milano “Nove Zone in Comune” istituito dall’assessore Giulio Gallera per rappresentare lo spirito del Decentramento.

Stemma del Consiglio di Zona 7 (2002) – primo premio a Massimo de Rigo per il Concorso del Comune di Milano “Nove Zone in Comune” istituito dall’assessore Giulio Gallera per rappresentare lo spirito del Decentramento.

Simbolo della Zona 7 di Milano, vincitore del concorso indetto nel 2002 dal Comune di Milano – Assessorato al Decentramento, nell’ambito del rinnovamento delle Zone.

La Zona 7 è la più estesa del Comune di Milano con circa 32 kmq ed una delle più popolose con circa 170.000 abitanti. Comprende: Porta Magenta, Fopponino, La Maddalena, San Siro, Quartiere Harar, Quartiere Vercellese, Quarto Cagnino, Quinto Romano, Figino, Forze Armate, Baggio, Quartiere Valsesia, Quartiere degli Olmi, Assiano, Muggiano.

Lo stemma si presenta come uno scudo su sfondo rosso e bianco, su cui si inserisce un capitello con un curioso monogramma.
Lo scudo è delimitato in alto da un portale stilizzato posto tra due torri, e in basso da una cornice di foglie incrociate.
Lo stemma vuole sintetizzare la storia della Zona 7, in parte coincidente all’antica Porta Vercellina, nel suo splendore del XII secolo quando Milano si dà una struttura amministrativa policentrica (oggi diremmo federale) divisa in sei ‘Sestrieri’ o ‘Porte’ con apertura nelle mura della città in direzione delle grandi strade, chiamate ‘fagie’. Ogni Porta ha due torri di difesa. La Porta è il fulcro dell’ordinamento civile e militare della città: questo decentramento, che garantisce un’attenzione capillare alle diverse popolazioni, rappresenta la ‘chiave di volta’ della grandezza di Milano, in cui non esiste un unico centro ma sei centri autonomi.
Ognuna delle sei Porte parte dal Broletto e comprende la regione oltre le mura, il territorio dei ‘Corpi Santi’ dall’usanza di seppellire i primi martiri cristiani (considerati ‘Santi’) fuori città, lungo le vie che si aprono sul contado.
La Porta rappresenta tutta la vita della città, il suo stesso cuore pulsante. Comprende un vasto ambito dove trattare ogni genere di affari, dal mercato al tribunale, dalle assemblee pubbliche agli spettacoli.
La Porta si distingue con vessilli ed insegne proprie: Porta Vercellina ha gli stessi colori che hanno ispirato lo stemma della nostra zona: ‘superius rubram, inferius albam’ ovvero il rosso e l’argento (in araldica bianco) che simboleggiano rispettivamente la nobiltà e il popolo.

Illustrata la simbologia dello scudo di Porta Vercellina, mettiamo a fuoco quella del capitello. Si tratta di uno dei due capitelli palmati delle colonne di Cascina Linterno. Sui capitelli a testa di cavallo sono incisi due enigmatici monogrammi che, secondo il petrarchista Antonio Marsand, docente petrarchista del primo ’800, indicano la scritta ‘Canonicus Franciscus Petrarca Fieri Fecit’ (il Canonico Francesco Petrarca Fece Eseguire) anche se risultano evidenti due esecuzioni diverse: l’incisione di base con un segno molto preciso è una croce patriarcale; la successiva è una rielaborazione ad opera di uno scalpellino
molto meno professionale. In base alle documentazioni trovate in questi anni, possiamo affermare che Cascina Linterno era una grangia presumibilmente legata ai fratres templari dell’hospitale di San Jacopo al Ristoccano, a cui risalgono le colonne gemelle e le prime incisioni delle croci patriarcali sui capitelli palmati.
Dopo la soppressione violenta dell’Ordine templare, appartenne sicuramente alla famiglia de Marliano, molto vicina ai Visconti, che offrirono questa grangia, in stile molto simile alle dimore d’Oltralpe, a Francesco Petrarca, in cerca di una località tranquilla ma non troppo discosta dalla città. Probabilmente Petrarca ingentilì la severa architettura monastica: questo spiegherebbe la modifica dei due monogrammi e quindi la mano d’esecuzione diversa.
Questa la sintesi dello stemma della Zona 7, con l’intento di ricordare, nell’ambito di una grafica in sintonia alla nostra epoca, le radici della nostra storia.

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